In molti avrete sentito parlare della rivoluzione del regime dei minimi, regime nel quale molti di noi giovani architetti siamo tuttora o siamo stati all'inizio dell'attività. Personalmente non ci sono mai potuto rientrare, per diversi motivi che non vi sto a raccontare, ma ritengo comunque utile condividere non solo le informazioni su come funzionerà il nuovo regìme, ma anche dei miei commenti su cosa ciò comporterà.
Nuova aliquota - il nuovo regime dei minimi prevede una tassazione forfetaria del 15% sul reddito, che non è più calcolato come differenza tra effettivi ricavi ed effettivi costi, ma sarà invece determinato anche questo in modo forfetario applicando una percentuale di scomputo al reddito effettivo. Per gli architetti, tale percentuale è il 78%: dunque se avete dei costi effettivi superiori al 22% dei vostri ricavi ci andrete a rimettere (se affittate uno studio facilmente raggiungerete questa soglia già solo con questo); altrimenti, al contrario, ci guadagnerete (a vantaggio quindi di chi non ha costi fissi - tipo appunto l'affitto - ed ha beni strumentali minimi essenziali).
L'aliquota ricomprende anche l'IRAP, e perciò chi è nel regime dei minimi di fatto è come se ne fosse esente. ovviamente è esente anche dalla relativa dichiarazione. Chi sarà nel nuovo regime dei minimi, come nel vecchio, non sarà soggetto ad IVA e pertanto emetterà le fatture prive di IVA, e ovviamente sarà esentato dalla relativa dichiarazione.
nei primi 10 anni di attività nel nuovo regime dei minimi beneficerete di uno "sconto" pari ad 1/3 sul reddito imponibile. Ovvero, è la stessa cosa, avrete applicata una aliquota del 10% invece che del 15% sui redditi.
rispetto al regime fiscale ordinario questo è comunque un vantaggio, visto che gli attuali scaglioni irpef prevedono che i redditi da zero a 15.000 euro siano tassati al 23%.
Nuova soglia e contribuzione previdenziale - la nuova soglia del regime dei minimi scende vertiginosamente - per gli architetti per esempio - dai precedenti 30.000 euro a praticamente la metà: 15.000. La soglia, se non ho capito male, si calcola applicando la percentuale forfetaria delle spese: pertanto il reddito effettivo potrà essere pari a 19.230 euro (19.230 x 0,78 = 15.000) e rimanere comunque nei minimi. Lo sforare della soglia determina l'ingresso automatico, per l'anno fiscale successivo, nel regime ordinario. Sempre se non ho capito male, la soglia di reddito non si somma ad eventuali altri redditi da lavoro dipendente o pensione che si percepiscono, ma questi non devono essere superiori a quelli dell'attività correlata alla partita iva. Dunque in teoria un professionista nei minimi potrà avere altri redditi da lavoro dipendente od assimilato per massimo 15.000 euro (sempre nel caso specifico degli architetti). Chi si trova in questa condizione "mista", però, ha un problema, cioè l'aumento vertiginoso del prelievo contributivo che appunto per gli iscritti alla gestione separata INPS passa dal 27 al 33% (!!), roba da far sembrare Inarcassa (la cassa di previdenza di ingegneri ed architetti liberi professionisti), con il suo 15% circa (in aumento) un pio istituto di beneficenza.
tuttavia riguardo alla contribuzione anche chi è iscritto ad inarcassa non canti vittoria: la cassa infatti ha dei valori minimi che sono molto alti, in quanto bisogna comunque versare ogni anno una quota di contributi pari a quella che verserebbe un soggetto con redditi di circa 15.600 euro (va detto che quest'anno è stato introdotto un sistema per cui chi ne faceva richiesta poteva pagare il contributo minimo in base all'effettivo reddito, ma non si sa se questa cosa rimarrà in futuro), dunque di fatto chi starà nel nuovo regime dei minimi pagherà una contribuzione proporzionata solo se starà molto vicino alla soglia dei 15.000 euro e comunque, in ogni caso, verserà più contributi del dovuto "virtuale". Il reddito imponibile inarcassa comunque continuerà ad essere ottenuto sottraendo ai redditi effettivi le spese effettive.
Studi di settore - chi potrà aderire al nuovo regime dei minimi sarà esentato dagli studi di settore. Questi, per chi - per sua fortuna - non li conosce è un meccanismo
diabolico che valuta il "reddito presunto" di un soggetto in base a diverse caratteristiche (per i professionisti si valutano l'età, l'entità dei beni strumentali, le ore effettive di lavoro dichiarate in una settimana, la distribuzione del reddito in delle tipologie di lavori - che sono invero difficilmente rapportabili alla casistica reale): una volta inseriti tutti i dati, esce fuori il reddito che l'agenzia delle entrate si aspetta dalla vostra attività. Se non raggiungete quel reddito avete due strade: pagare le tasse in base al reddito effettivo, ma essere soggetti automaticamente al controllo fiscale, oppure pagare le tasse in base al reddito calcolato dagli studi di settore, e quindi pagare molto di più. Non riesco ad immaginare nulla di più simile ad un
ricatto, e che me lo faccia lo Stato, si, mi da fastidio: anche perché a fronte di una
riduzione dei redditi di architetti ed ingegneri di circa il 30% il "correttivo crisi", cioè lo "sconto" del reddito atteso degli studi di settore, non arriva all'1%, dunque rientrare nello studio di settore è sempre più impossibile.
Tutto ciò premesso per dirvi che, da esperienza personale, per un professionista che magari lavora da casa (senza affitto dunque), con una vettura modesta e pochi altri beni strumentali, rientrare nello studio di settore con un reddito inferiore ai 33-35.000 euro è veramente difficile. Dunque i professionisti che avranno un reddito tra i 20 ed il 30.000 euro e che non avranno più la "tutela" del regime dei minimi avranno serie difficoltà. certo va detto che chi aveva già più di 35 anni con questo problema aveva già a che fare, dunque per loro non cambia nulla.
niente più vincoli di età e di durata - forse l'unica novità positiva di questa riforma è che il nuovo regime dei minimi non è più vincolato né all'età del contribuente (prima questi doveva avere massimo 35 anni) né ha più una durata fissa massima applicabile (prima era 5 anni). Dunque si aprono prospettive positive per chi ha redditi bassi e più di 35 anni. Ciò sembra aprire prospettive anche per i tecnici pensionati, i quali, se sono andati in pensione per anzianità, possono mantenere il timbro: tuttavia questa prospettiva è preclusa dal reddito stesso da pensione, in quanto essendo assimilato al reddito dipendente, se superiore a 15.000 euro annui (inarcassa è generosa nelle pensioni - almeno quello!), rende già di per sè impossibile accedere al regime dei minimi.
mie considerazioni - il nuovo regime dei minimi, per come la vedo io, non porterà vantaggi tangibili alla nostra professione. gli unici che beneficeranno davvero di tutto ciò sono gli over 35 con redditi bassi, che fino ad oggi erano esclusi; mentre i giovani (premettendo che chi è attualmente nel regime dei minimi potrà continuare a rimanerci fino a naturale scadenza - quindi fino al quinto anno dall'inizio dell'attività e fino al trentacinquesimo anno di età) avranno notevolissimi svantaggi rispetto a prima.
Sempre tra i giovani, ma non solo, verrà poi pesantemente
penalizzata (anche grazie agli studi di settore) la
fascia di reddito tra i 20 ed i 30.000 euro, cioè quelli che non potranno beneficiare dei nuovi minimi: si andrà quindi a creare una fascia di "sconvenienza" pericolosa che potrebbe portare ad un aumento dell'evasione fiscale pur di rimanere all'interno della soglia di reddito imposta, visto anche che 15-20.000 euro sono una fascia di reddito tipica del nostro settore. Ciò, a parte l'evasione fiscale, potrebbe portare le persone in questa fascia a cercarsi un lavoro stabile e quindi ad uscire dalla libera professione (ammesso che ci si riesca, visti i chiari di luna).
Ciò potrebbe presagire ad una riduzione numerica della figura professionale intermedia, cioè appunto il tecnico giovane e meno giovane che lavora senza grandi commesse, accontentandosi di piccole pratiche urbanistiche e catastali e di poco altro. Non so dirvi se questo sia un vantaggio o uno svantaggio (è vero che in Europa siamo uno dei
paesi con il maggior numero di tecnici procapite), e soprattutto non so se sia un preciso obiettivo del governo; se lo fosse, comunque, mi aspetterei un piano di rivoluzione della pubblica amministrazione per abbattere la burocrazia (oggi c'è tanta burocrazia ma anche tanti tecnici che ci lavorano; se ci saranno meno tecnici ad occuparsi della burocrazia senza che questa si riduca, ci sarà uno sbilancio tra domanda ed offerta, con aumento dei costi da parte dei cittadini che devono accedere alle procedure tecniche ed un allungamento dei tempi di evasione pratiche). Tuttavia, visto che le "semplificazioni" fatte finora dai vari governi si sono sempre tradotte in concreto in misure del tutto inutili (
vedi le ultime novità della legge 133) o, a volte, che sono andate proprio in direzione opposta (fino a 4 anni fa esisteva solo la DIA e si faceva tutto con quella: oggi abbiamo CILA, SCIA e DIA, e ancora non si sa bene per contesti specifici quale bisogna applicare tra le tre).
N.B.: il presente articolo è scritto sulla base dei documenti ancora non del tutto ufficiali sul testo votato alla camera ed al senato, e potrebbe quindi essere basato su cifre o indicazioni non corrette, e quindi non mi assumo responsabilità e non prendetelo per oro colato. Aggiornerò il post qualora ravvisassi errori: voi, se ne trovate, cortesemente segnalatemeli, anche pubblicamente nei commenti, non importa.
ciao Marco, personalmente mi sono sentito molto sollevato dal fatto che chi ha aperto partiva iva in regime agevolato prima del 1 gennaio 2015 rimane con il vecchio sistema.
RispondiEliminain ogni caso, nuovo o vecchio sistema, non c'è da guardare all'orizzonte con eccessiva fiducia. anche perché oltre i 35 anni scattano le forche caudine dello studio di settore...dalle voci che sento già oggi molti colleghi in regime ordinario chiudono la partita iva, anche per i contributi richiesti dal pio istituto di beneficenza di cui sopra. tra l’altro anche la generosità di inarcassa sulle pensioni versate rischia di essere un lontano ricordo tra qualche anno, perché chi verserà in totale regime contributivo non verrà trattato bene come chi ha versato in totale regime retributivo o chi versa ancora oggi ma ha la maggioranza degli anni in retributivo.
condivido in generale le tue considerazioni. ragionandoci un attimo il disegno sembra chiaro...l'Italia ha la anomale particolarità delle numerose partite iva a livello professionistico architetti ingegneri geometri periti. solo a Roma siamo in decine di migliaia...in Europa o fuori Europa alcuni studi hanno migliaia di dipendenti. sembra che il secondo sia il modello da seguire, quello vincente. ma io non credo che anche lì sia tutto oro quello che luccica...no credo che questi professionisti dipendenti siano tutti beneficiari del trattamento facente capo al nostro concetto di welfare. che appunto oggi è in declino.